Castelnuovo Val di Cecina

COMUNE DI CASTELNUOVO VAL DI CECINA

 

Sindaco: Alberto Ferrini

Deleghe: Cultura, Urbanistica, Attività Produttive

SITO WEB

 

Dati salienti

Coordinate

43°13′0″N 10°54′0″E

Altitudine

576 m s.l.m.

Superficie

88 km²

Abitanti

2 341(31-12-2010)

Densità

26,6 ab./km²

Frazioni

La Leccia, Montecastelli Pisano, Sasso Pisano

Comuni confinanti

Casole d'Elsa (SI), Monterotondo Marittimo (GR), Montieri (GR), Pomarance, Radicondoli (SI)

 

 Dove si trova Castelnuovo Val di Cecina

 

Territorio

Il territorio del comune di Castelnuovo V. C. occupa il lembo meridionale della provincia di Pisa, al confine con le province di Siena e Grosseto: è costituito dalle alte valli del Cecina e del Cornia, due aree nettamente distinte da un punto di vista geografico e morfologico, appartenenti a due diversi bacini idrografici, separati da una serie di rilievi montuosi che fanno da spartiacque.
Fanno parte del comune le frazioni di Montecastelli, Sasso Pisano e Leccia. Il territorio ha un aspetto aspro e irregolare, con una successione di valli molto incise e alture che raggiungono anche quote considerevoli: i rilievi montuosi più alti sono le Cornate (1014 m) e l’Aia dei Diavoli (875m). (Uniche zone pianeggianti, il “Piano di Pavone” a Castelnuovo e il “Piano lungo di Pavone”, nelle vicinanze di Montecastelli).
Dall’Aia dei Diavoli, che sovrasta ad ovest Castelnuovo, una serie di contrafforti digrada progressivamente verso la valle del Cornia, giungendo fino alla costa tirrenica. Le pendici sono coperte da fitti boschi, interrotti a tratti da spazi coltivati.
La complessa geologia dei bacini del Cecina e del Cornia, ha prodotto un rilievo irregolare, con formazioni sovrapposte di diversa natura. Gli scorrimenti tangenziali e i forti accavallamenti subiti dalle formazioni più recenti hanno condizionato idrografia e orografia. I movimenti della tettonica tardiva hanno determinato in alcuni casi abbassamenti o innalzamenti, invertendo deflussi o facilitando la cattura di torrenti, provocando talvolta il mutamento del corso dei fiumi, come è avvenuto, anche a causa del lavorìo erosivo, per l’alto corso del Cecina, del Cornia e del Pavone.
La vegetazione varia secondo l’altitudine e l’esposizione: infatti sono presenti sia la tipica vegetazione appenninica (rovere, cerro, carpino, frassino, castagno), che la macchia mediterranea (pino, ginepro, roverella, corbezzolo, leccio, ligustro). Nei pressi del capoluogo e nella frazione di Sasso Pisano il paesaggio è caratterizzato soprattutto dalla presenza di lussureggianti e secolari boschi di castagno.
Le tipologie degli insediamenti e i tipi di coltura praticati sono in stretto rapporto con l’ambiente. Il paesaggio che oggi si osserva è il risultato del complesso rapporto sviluppatosi nel corso dei secoli tra l’opera dell’uomo e la natura del terreno. La conformazione del territorio e lo scarso rendimento delle colture cerealicole hanno favorito nel passato un uso estensivo delle superfici agrarie.
Questa parte della Toscana è caratterizzata dalle manifestazioni geotermiche, meglio note con il nome di “lagoni” (dal latino lacunae), diffuse soprattutto a Sasso Pisano. Già conosciuti in epoca etrusca e romana, i “lagoni” furono largamente sfruttati durante il Medioevo per la produzione di allume e zolfo.
Numerosi ritrovamenti archeologici fanno ipotizzare che lo sfruttamento dei giacimenti cupriferi fosse già in atto nel periodo pre-etrusco. Secondo lo storico Enrico Fiumi, l’economia di quel periodo era basata, oltre che sull’agricoltura, proprio sull’utilizzo dei giacimenti minerari presenti sul territorio e i primi insediamenti in questa zona, risalenti al periodo Villanoviano, sarebbero da collegarsi al loro sfruttamento.
I domini feudali sorti durante il Medioevo, spesso motivati dalla presenza dei giacimenti minerari, erano caratterizzati da piccoli insediamenti posti sulla cima di colli, talvolta cinti da mura, in posizione facilmente difendibile. Tali caratteristiche si ravvisano ancora, a Castelnuovo, Montecastelli, Sasso e Leccia, ove i rispettivi borghi ben conservano il loro aspetto antico.
Durante il Medioevo, in ogni caso, le attività minerarie e metallurgiche costituirono un’importante fonte d’occupazione per le popolazioni locali, richiamando maestranze da altre parti d’Italia e dall’estero.

Storia

L’epoca di fondazione del castello di Castelnuovo è incerta, ma può essere collocata ragionevolmente attorno al secolo XI°, anche se, con ogni probabilità, sorgeva già sullo stesso sito un insediamento aperto. Il nome “Castelnuovo” richiama infatti ad un processo di incastellamento, la cui dinamica è riscontrabile anche in altri siti dell’alta Val di Cecina, che consisteva per l’appunto nel cingere di mura un precedente insediamento aperto.
Nel IX° secolo i vescovi di Volterra cominciarono ad acquisire, grazie ai privilegi imperiali, una serie di diritti che, insieme al dominio sulla città, permisero loro di accumulare un esteso patrimonio ecclesiastico e di esercitare il controllo su gran parte dell’alta Val di Cecina.
Tale patrimonio era però costituito da proprietà eccessivamente frazionate e sparse su un vastissimo territorio, difficili da difendere e controllare anche con l’uso delle armi. Sono questi i presupposti che permetteranno a taluni vassalli, di appropriarsi dei benefici, acquisendo il controllo di molti
castelli, fra cui Castelnuovo.
Nel 1210 i Lambardi di Castelnuovo, esponenti di una nobiltà minore che, grazie ai benefici acquisiti, godeva di numerosi diritti sul castello, entrarono in contrasto con il Conte Rinaldo di Monterotondo, figlio di Alberto IV° di Mangona. I Lambardi chiesero aiuto a Volterra, giurandole fedeltà in cambio di alcuni privilegi. Ne nacque una guerra, conclusasi nel 1213 quando, Rinaldo accettò la pace con i Lambardi e cedette definitivamente al comune di Volterra «omnes homines, domos, spactia, alias res» da lui posseduti «in cassaro et curte de Castelnovo».
Nel 1429 Castelnuovo, come si apprende dal Catasto istituito da Firenze, risulta essere uno dei comuni più ricchi e popolosi del volterrano, con ben 89 fiorini di reddito medio per famiglia.
Il castello venne danneggiato più volte nel corso della storia: nel 1447 fu espugnato da Alfonso d’Aragona, dopodiché subì l’occupazione del senese Petrucci, per liberarsi del quale i Castelnuovini chiesero aiuto a Firenze, che inviò truppe guidate da Luca di Maso degli Albizi e dal Conte di Urbino.
Il castello rimase sotto Volterra fino al 1472, dopodiché passò sotto il dominio fiorentino. Nel 1639
Ferdinando II° dei Medici costituì il Marchesato di Castelnuovo V.C. e lo concesse in feudo a Luca degli Albizi. Il feudo restò nelle mani di questa famiglia fino al 1781, quando, per mancanza di discendenti maschi, ne venne concesso il rilascio.
Nel 1808 la Toscana venne annessa all’Impero Francese e Castelnuovo divenne sede di “Mairie”, entrando a far parte del Dipartimento del Mediterraneo e del Circondario di Volterra. Vi rimase fino al 1814, quando le “Mairies” furono soppresse e sostituite dalle Magistrature comunitative.
Nel 1818, il commerciante francese Francesco De Larderel iniziò la produzione dell’acido borico estratto dai “Lagoni”, impiantando a Montecerboli il primo nucleo industriale ed estendendo in seguito la produzione anche a Castelnuovo e Sasso Pisano. Da allora, gran parte della popolazione di Castelnuovo, come del resto quella dei paesi limitrofi troverà occupazione in questa attività. In seguito all’utilizzo del vapore endogeno per la produzione di energia elettrica, di cui fu promotore Piero Ginori Conti, direttore generale della ditta F. De Larderel & C., l’attività chimica passò in secondo piano, per far posto all’industria elettrica.
Nonostante la produzione di energia elettrica abbia svolto e continui a svolgere un ruolo di primaria importanza nell’economia di Castelnuovo e dell’intera Val di Cecina, il calo dei livelli occupazionali, registrato dopo l’avvento dell’ENEL, insieme alla mancanza di sviluppo in altri settori, ha determinato il decadimento economico e sociale di questa parte della Toscana.

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